“Verso un ideale di Yoga più accessibile e democratico”
Tutti assistiamo oggi alla rapida diffusione dello Yoga e all’emergere di una rete sempre più estesa di praticanti in tutto il mondo. Questo processo ha sicuramente garantito, rispetto a un tempo, un maggiore accesso in Occidente a questa tradizione e alle sue pratiche.
Si potrebbe pensare quindi che la comunità dello Yoga si sia espansa a tal punto da potersi considerare compiuto il cammino verso una sua “democratizzazione”. Eppure non è esattamente così.
Molte persone, infatti, si sentono ancora oggi emarginate o non pienamente adatte ad appartenere a questa comunità . Alcuni stereotipi legati alla razza, al genere o alla posizione sociale condizionano ancora fortemente l’immagine dello Yoga e di chi può praticarlo.
Tale immagine è veicolata soprattutto per via mediatica e attraverso i “social”, dove si assiste alla proliferazione di contenuti che riportano il messaggio di uno “yoga per pochi”.
Questo meccanismo selettivo non è affatto positivo e contrasta con il senso di appartenenza che lo Yoga ha il compito di trasmettere.
Questo non significa che la diffusione dello Yoga debba essere indiscriminata: una giusta selezione non solo è legittima ma anche auspicabile per una pratica che sia salutare. E’ importante che tutti abbiano accesso allo Yoga, ma attraverso canali “protetti” e adeguati alle loro esigenze e possibilità. Perché sia possibile avere cura nel concreto del corpo e dell’anima dei praticanti, bisogna prima di tutto tutelarli.. E’ necessario un insegnante competente in grado di introdurre con gradualità l’allievo nelle pratiche a lui più consone ed adattare le tecniche al corpo e alla psiche della persona eventualmente in difficoltà.
Si deve ricordare prima di tutto che lo Yoga non è una pratica rivolta al corpo, ma primariamente alla mente, al cuore e all’anima. Il corpo fisico è un veicolo che ci permette di accedere alle parti più profonde della nostra interiorità: non è il fine.
Esso è, infatti, è solo il più grossolano dei vari corpi che ci costituiscono ed è lo strumento che permette la manifestazione di quelli più sottili.
Un modo per realizzare un ideale di yoga più accessibile sono le varianti, che consentono di tendere verso una certa posizione rispettando lo stato di ciascuno in quel determinato momento. Partendo da un atteggiamento di ascolto è possibile nella variante trovare “sbocchi e aperture” che ci permettono di avvicinarci al nostro limite e di percepire il piacere dell’evoluzione nella posizione.
Al termine di ogni pratica sarebbe bello che rendessimo grazie al nostro corpo e alla nostra mente per averci concesso energie, movimento e ascolto.
Ogni tempo dedicato allo Yoga è un atto di cura verso noi stessi e un passo nel nostro personale cammino.
Ciò che andiamo cercando non è la perfezione estetica né muscolare, non è in alcun modo la perfezione: è l’evoluzione come esseri umani. Per questa ragione dobbiamo sempre ricordare da dove siamo partiti per misurare il nostro percorso e i nostri miglioramenti.
Ogni individuo è unico da un punto di vista scheletrico, muscolare, psichico e spirituale. Lo Yoga ci accoglie in tutte le nostre diversità e ci spinge sempre avanti a noi stessi, sostenendoci dolcemente nel cambiamento. Nessuno dovrebbe esserne escluso…. a cura di IRENE Lonigro
(fonte: Miniatura di epoca Moghul, 1635 ca. Acquerello e oro su carta. Istituto di Manoscritti Orientali, San Pietroburgo)