Cakra: La parola Cakra in sanscrito significa ruota, cerchio, vortice, disco. Questa parola si trova solitamente scritta con la h (Chakra), ma in sanscrito la sillaba ca si pronuncia cia, al contrario dell’italiano per la quale è dura (esempio la parola cane), quindi si inserisce la h per consentire una più corretta espressione fonetica. I Cakra vengono denominati anche Padma (loto) che è il fiore simbolo dell’ascesa spirituale: le radici affondano nella melma dello stagno, simbolo del mondo materiale, le foglie si schiudono sul pelo dell’acqua, simbolo della presa di coscienza e la corolla si apre al cielo, come simbolo dell’illuminazione.
Muladhara Chakra. Muladhara è una parola sanscrita formata da: Mula=radice, fondamenta ed Adhara=sostegno, base, supporto. Muladhara Chakra è il primo centro sottile, situato nella regione intermedia tra i genitali e l’ano. È rappresentato da un fiore di loto con quattro petali di colore rosso, su ciascun petalo c’è una lettera sanscrita. Nel peicarpo c’è un quadrato giallo, simbolo e yantra dell’elemento terra, sostenuto da un elefante con sette proboscidi. Nel centro del quadrato c’è un triangolo rosso scuro capovolto che è il simbolo della Shakti o energia creativa. Sopra il triangolo c’è il Bija Mantra LAM, il bija dell’elemento terra. Muladhara Chakra è sede della Kundalini, il cui risveglio porta alla più alta realizzazione. Il senso associato a questo Chakra è l’olfatto, l’organo di senso è il naso, organo di azione sono i piedi. Il chakra ben armonizzato favorisce il rafforzamento e la stabilità sia in senso fisico che emotivo ed un rapporto equilibrato con i beni materiali, se al contrario si trova in squilibrio, può portare ad insicurezza, perdita di autostima ed anche a rigidità mentale ed eccessivo attaccamento ai beni materiali.
I simboli presenti in Muladhara Chakra svelano i suoi attributi, si percepisce come sia un particolare centro energetico, un punto di concentrazione dell’energia vitale, con potenzialità presenti ma inespresse, un punto in cui si situano le radici della vita.
Svadhisthana: la parola sanscrita sva significa “il proprio sè” e adhisthana “dimora, residenza“, quindi possiamo tradurla come “collocato nella propria residenza ” o con “dimora del proprio sè”.
Svadhisthana è il secondo Chakra, situato molto vicino a Muladhara Chakra, più o meno all’altezza dell’osso pubico. È rappresentato da un loto rosso vermiglio o arancio, ha sei petali e su ciascun petalo c’è una lettera sanscrita. Nel peicarpo del loto troviamo una luna bianca crescente formata da due cerchi, uno con i petali verso l’esterno, che rappresenta il conscio ed uno più piccolo con i petali verso l’interno che rappresenta l’inconscio. All’interno vi è un coccodrillo (Makara) che rappresenta i movimenti sotterranei della vita inconscia. L’elemento che caratterizza questo Chakra è l’acqua, il Bija Mantra o Mantra seme è VAM, il cui simbolo si trova al di sopra del coccodrillo. Il senso corrispondente è il gusto, l’organo di senso è la lingua, gli organi d’azione gli organi sessuali, i reni, il sistema urinario.
Se il Chakra funziona correttamente vi è un equilibrio negli stati emotivi, nella gestione della rabbia, nei rapporti interpersonali e sessuali, si è adattabili e creativi. Se il Chakra è squilibrato vi è difficoltà a gestire la rabbia, si è inclini alla depressione, problemi di dipendenze. Questo Chakra è connesso al mondo onirico, al mondo dell’inconscio è un vero serbatoio di esperienze ed il suo elemento, l’acqua, che è per sua natura adattabile, fluida, purificante, gioca un ruolo fondamentale nel condurre alla libera espressione, alla purificazione di tutto ciò che è tossico, rimosso, traumatico.
Vishuddha Chakra. Vishuddha è una parola sanscrita che significa estremamente puro. Vishuddha è il quinto Chakra ed è situato alla base della gola. È simboleggiato da un fiore di loto a sedici petali di colore grigio fumo o azzurro sulle quali sono scritte le sedici vocali dell’alfabeto sanscrito nasalizzate.
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Manipura Chakra: Manipura è formata da due parole sanscrite: mani che significa gioiello e pura che significa città, quindi si può tradurre come “città dei gioielli” è chiamato anche nabhi-padma, il loto dell’ombelico, alla cui regione si colloca. Manipura Chakra è simboleggiato da un loto con dieci petali di colore giallo vivo, su ciascun petalo c’è una lettera sanscrita dal colore blu. Nel centro del loto vi è un triangolo capovolto rosso fuoco. Al vertice inferiore troviamo un ariete, veicolo del Chakra, che simboleggia il dinamismo e la resistenza. Sopra l’ariete c’è il bija Mantra di Manipura cioè RAM. L’elemento che caratterizza questo Chakra è il fuoco, il senso la vista, l’organo di senso gli occhi e l’organo d’azione l’ano.
Nella zona in cui si trova Manipura vi è il plesso solare, punto focale dell’apparato digerente, dove avviene la trasformazione e l’assimilazione del cibo, quindi la capacità di trasformare la materia in energia. Se il Chakra funziona male si possono manifestare prepotenza, sete di potere, eccesso di competitività o all’opposto senso di impotenza e depressione. Se il Chakra è equilibrato vi è vitalità, capacità di trasformare la rabbia e la paura, tenacia. Manipura Chakra è sede della volontà, del sole interiore che scalda, illumina e dona energia vitale.
Pranava è il suono primordiale, il suono archetipico, che sottende l’universo, il bija mantra Om.
Il pranava (Om) è formato dall’Unione di tre lettere :A-U-M.
La lettera A rappresenta il corpo fisico, lo stato coscienziale di veglia e governa la fase diaframmatica del respiro.
La lettera U rappresenta il corpo sottile, lo stato di sonno con sogni e governa la fase toracica del respiro.
La lettera M rappresenta il corpo causale, lo stato di sonno senza sogni (Nidra) e governa la fase clavicolare del respiro. Om è il suono che precede ogni mantra vedico.
Patanjali, negli Yoga Sutra( libro 1sutra dal 27 al 29), dice che recitando Om in forma di japa ( ripetizione) si può giungere ad uno stato meditativo e rimuovere gli ostacoli sul cammino dell’ autorealizzazione.
Recitare il mantra Om permette di stabilire una connessione con la saggezza dell’universo e la sorgente della vita.
Il Sanscrito è la lingua sacra, antica che codifica lo Yoga. Deriva dal termine samskrta, che significa perfetto.
Le parole sanscrite hanno una particolare vibrazione, ed un’altra caratteristica é che ognuna racchiude molti significati e concetti e che per tradurli abbiamo bisogno di molti termini.
Un esempio significativo è dato dalla parola Yoga: congiungere, soggiogare, concentrarsi, unire, connessione, acquisizione, per fare un elenco comunque parziale. Il sanscrito, con le sillabe che lo compongono (matrika) e che hanno un effetto vibrazionale sul corpo e la mente umana, racchiude in sé un messaggio profondo che trasmette una saggezza millenaria, ma non per questo desueta bensì propulsiva per l’evoluzione.
Mantra: la parola Mantra, da un punto di vista semantico, è composta da due sillabe, man: mente e tutte le sue facoltà e tra, dalla radice trai, difendere, proteggere, quindi il mantra è uno strumento che protegge la mente ed è materia del Mantra Yoga. Una peculiarità della recitazione dei mantra è di ridurre le “vritti” o onde perturbatrici della mente, sgombrando il campo da ogni pensiero perturbante per giungere un acquetamento della mente stessa . A seguito di recenti studi dell’Accademia delle scienze (sia russa che americana) sul suono e la parola, la voce si può paragonare ad uno strumento di ingegneria genetica, in grado di portare modificazioni non solo sul piano logico razionale ma anche vibrazionale. Può modificare il nostro campo elettromagnetico da uno stato beta (stato di veglia) ad alpha ( rilassamento), a theta (meditazione) a delta (sonno senza sogni). I mantra della tradizione indiana sono in lingua sanscrita e provengono dai testi sapienziali dell’india (in maggior parte vedici) e nel recitarli si dà massima importanza alla giusta intonazione e pronuncia per sortire l’effetto desiderato.
Le parole dello Yoga.